Mentre la campagna vaccinale anti-Covid prosegue a ritmi sostenuti i malati di Lyme vorrebbero certezze sull’utilità e l’efficacia dei vaccini. Purtroppo non esistono evidenze scientifiche in grado di fare chiarezza e fugare dubbi e timori. Esistono tuttavia raccomandazioni e linee guida che possono aiutare i malati di Lyme a orientarsi, proponendo informazioni utili soprattutto a quanti hanno sviluppato quadri di infezione persistente a livello muscolo-scheletrico, cardiaco e neurologico con possibile compromissione del sistema immunitario.
A metà febbraio è iniziata negli USA la sperimentazione clinica sull’uomo di una nuovo farmaco per prevenire la malattia di Lyme. Si basa sull’utilizzo di uno specifico anticorpo monoclonale che inattiva la borrelia, il battere che causa l’infezione.
Covid-19 e morbo di Lyme sono due patologie molto diverse, ma con alcune caratteristiche comuni. Entrambe sono chiamate malattie “simulatrici” perché possono presentarsi con disturbi vaghi e generici, non sempre facili da interpretare.
Nei giorni scorsi è stato annunciato l’inizio di un nuovo studio clinico di Fase II per il candidato vaccino contro la malattia di Lyme. Servirà a testare nuovi schemi di dosaggio (numero di dosi necessarie per l'immunizzazione primaria ed eventuali richiami) e comprenderà l’ampliamento dei soggetti coinvolti nella sperimentazione, includendo bambini e ragazzi di età compresa tra i 5 e i 17 anni.
Le evidenze scientifiche di cui disponiamo non documentano controindicazioni particolari alla vaccinazione anti-Covid per i pazienti affetti dalla malattia di Lyme.
Secondo uno studio di Nomisma (società di consulenza strategica e aziendale) la pandemia provocata dal Covid-19 ha fatto saltare in Italia oltre 11 milioni di controlli e accertamenti clinici non urgenti. Anche la malattia di Lyme rientra nel conto?
Il meteo di questi giorni regala un anticipo di primavera e invoglia passeggiate, escursioni e attività nel verde. Purtroppo aumentano anche i rischi di subire un morso di zecca.
È convinzione diffusa che alcuni oli essenziali abbiano la proprietà di prevenire e proteggere dai morsi di zecca. C’è da fidarsi?
Un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) aiuta a fare chiarezza, proponendo un’analisi rigorosa delle ricerche e delle evidenze scientifiche disponibili.
Ad alte temperature le zecche cambiano abitudini e invece di aggredire i loro ospiti abituali (animali selvatici o domestici) preferiscono attaccare l’uomo. Non è una fake news ma il risultato di uno studio americano realizzato dall’università della California e presentato al 68° incontro annuale dell’American Society of Tropical Medicine and Hygiene, che si è svolto a fine 2020.
In Cina c’è un nuovo virus trasmesso dal morso di zecca. Si chiama Alongshan (ALSV) e provoca febbre alta (da 38,5 a 39,2), mal di testa, affaticamento, nausea, eruzioni cutanee, dolori ai muscoli e alle articolazioni. Non causa complicazioni permanenti, ma può portare al coma in un’alta percentuale di casi (circa un paziente su tre).