A livello scientifico non esiste la definizione di malattia di Lyme cronica. È tuttavia vero che, in una piccola percentuale di casi, i sintomi possono persistere anche dopo il trattamento con antibiotici, lasciando una lunga scia di disturbi (affaticamento marcato, maggior sensibilità al dolore, disturbi del sonno, confusione mentale e difficoltà cognitive), la cui durata può protrarsi a lungo nel tempo.
L’apertura della stagione venatoria ripropone il problema delle zecche sia per i cacciatori, sia per i loro cani. Per quanto il problema sia conosciuto e difficile da risolvere, ci sono delle buone abitudini in grado ridurre le possibilità di contatto con le zecche e contenere gli effetti del loro morso.
Prevenire è sempre meglio di curare e nel caso delle zecche la prevenzione gioca un ruolo importante. La regola vale anche per le escursioni in bicicletta (e soprattutto in moutain bike) quando i percorsi attraversano zone boschive e spazi naturali con erba incolta e vegetazione spontanea.
Le zecche sono un’insidia anche per gli animali da compagnia, in particolare per i cani che fanno vita all’aperto e che, proprio come l’uomo, possono venire contagiati dal morso e sviluppare malattie pericolose e talora gravi.
Le zecche possono diventare il «rovescio della medaglia» di un buon raccolto di funghi, soprattutto quando si esplorano zone umide e ombreggiate, ricche di sottobosco, erba e cespugli.
Un video-cartone di 4 minuti per far conoscere a bambini ed escursionisti chi sono le zecche e come (e perché) prevenire il loro morso.
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha aggiornato le mappe sulla distribuzione delle zecche in Europa.
Da metà maggio a metà luglio il Trentino ha registrato 10 nuovi casi di encefalite da zecche, per alcuni dei quali si è reso necessario il ricovero in ospedale.
Il miliardario inglese John Caudwell, vedendo tutta la sua famiglia colpita dalla malattia di Lyme, ha ipotizzato che dovesse diffondersi come l’AIDS.
Alcuni sintomi della malattia di Lyme possono essere confusi con quelli del nuovo coronavirus e ritardare la diagnosi e il trattamento della malattia.