Febbre Crimea-Congo: è incubo in Spagna

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Il 4 maggio la Spagna ha comunicato un nuovo caso mortale di febbre emorragica di Crimea-Congo (CCHF). Stando alle informazioni divulgate dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) riguarda una persona che si è ammalata dopo una puntura di zecca subita durante un’escursione nella provincia di Avila.

Il decesso è avvenuto all’ospedale di Salamanca e la diagnosi di febbre emorragica di Crimea-Congo è stata confermata dal Centro nazionale di microbiologia dell'Istituto Carlo III di Madrid.

 

L’allerta

 

La notizia del decesso si è rapidamente diffusa nel Paese iberico suscitando ampia preoccupazione.

In allerta anche le autorità sanitarie, che temono un aumento dei casi per l’alto numero di zecche infette (2,96%).

Finora i casi noti di contagio sono 13, cinque dei quali hanno avuto esito mortale.

La febbre emorragica di Crimea-Congo è presente in Spagna dal 2016 e, secondo gli esperti è ormai endemica, ma con un’incidenza bassa, almeno per il momento.

 

Perché è una malattia temuta

 

La febbre emorragica di Crimea-Congo è una infezione grave e con un elevato tasso di mortalità (30% dei casi).

È causata da un virus (Nairovirus) e si trasmette:

- con il morso di zecche infette, soprattutto del genere Hyalomma

- maneggiando organi, tessuti e sangue di animali contagiati.

Il virus può diffondersi da persona a persona attraverso il contatto con un ammalato (respirando goccioline infette emesse con tosse e starnuto o tramite sangue, escrezioni, mucose e ferite cutanee) e causare pericolosi focolai di infezione.

Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è una malattia emergente e con un alto potenziale pandemico.

 

Quali sono i sintomi

 

L’inizio della malattia è improvviso e caratterizzato da:

- febbre

- mialgia (dolore muscolare)

- vertigini

- dolore e rigidità del collo

- mal di schiena

- mal di testa

- bruciore agli occhi e fotofobia (sensibilità alla luce).

Nella fase iniziale possono inoltre comparire nausea, vomito, diarrea, dolori addominali e mal di gola, seguiti da sbalzi d’umore e confusione.

La progressione della malattia può quindi causare:

- dolore addominale con ingrossamento del fegato

- tachicardia (battito cardiaco accelerato)

- linfoadenopatia (ingrossamento dei linfonodi)

- rash petecchiale (una eruzione cutanea causata da sanguinamento nella pelle) sulle mucose interne (come bocca e gola) e la pelle.

Le petecchie possono dare origine a eruzioni più grandi (ecchimosi) e altri fenomeni emorragici.

Nei casi gravi può presentarsi insufficienza epatica, renale e polmonare.

 

Le cure

 

Per la febbre emorragica di Crimea-Congo non esiste una terapia specifica.

I trattamenti mirano a ridurre i sintomi e nei casi più gravi a supportare le funzioni vitali dell’organismo.

 

La diffusione

 

La febbre emorragica di Crimea-Congo è endemica in Africa, nel Medio Oriente e in diversi territori asiatici. In Europa è presente in Spagna, nei Balcani, in Grecia, in Turchia (considerata tra i principali epicentri della malattia) e nei Paesi dell’ex Unione Sovietica.

In Italia non si sono ancora registrati casi di contagio sull’uomo, ma anticorpi specifici contro il virus della CCHF sono stati rilevati in alcuni bovini della Basilicata, suggerendo una circolazione del virus tra gli animali.

Il timore che possa diffondersi tra il bestiame e raggiungere anche l’uomo (in particolare allevatori, veterinari, operatori zootecnici, addetti alla macellazione, cacciatori) ha portato alcuni enti scientifici italiani “a unire le forze per una ricerca meticolosa del virus nel territorio nazionale”.

Il monitoraggio in Basilicata è condotto dalle università di Padova e di Bari e con il “supporto della rete degli Istituti zooprofilattici l’attività di controllo si è estesa anche ad altre regioni del Centro-Sud e del Nord-Est italiano”.

 

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