La Febbre emorragica di Crimea- Congo (Crimea-Congo Haemorrhagic Fever – CCHF) è una grave infezione causata da un virus del genere Nairovirus, trasmesso dal morso di zecca (soprattutto del genere Hyalomma) o dal contatto con una persona malata (respirando goccioline infette emesse con tosse e starnuto o tramite contatto con sangue, escrezioni, mucose e ferite cutanee). Il contagio può inoltre avvenire maneggiando tessuti, sangue e liquidi biologici di bestiame infetto.
La malattia è stata descritta per la prima volta nel 1944 tra i contadini e i soldati della Crimea, ma solo nel 1969 si è scoperto che il virus era uguale a quello identificato in un bambino del Congo nel 1956. Per questo il motivo è stata chiamata febbre di Crimea-Congo.
L’infezione è endemica in alcuni Paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa (in particolare dell’Est Europa).
Quali sono i sintomi della Febbre emorragica di Crimea-Congo?
Dopo un periodo di incubazione che varia a seconda delle modalità di contagio:
in genere da 1 a 3 giorni dopo il morso di zecca (fino a un massimo di 9 giorni)
da 5 a 6 giorni dopo il contatto con sangue e tessuti infetti (fino a un massimo di 13 giorni)
la malattia esordisce in forma improvvisa, con:
febbre
mialgia
vertigini
dolore e rigidità del collo
mal di schiena
mal di testa
bruciore agli occhi e fotofobia (sensibilità alla luce).
Possono inoltre presentarsi nausea, vomito, diarrea, dolori addominali e mal di gola, accompagnati da sbalzi d’umore e confusione.
Dal secondo al quarto giorno l’agitazione può essere sostituita da sonnolenza, depressione e spossatezza, e il dolore addominale può localizzarsi nel quadrante superiore destro, con ingrossamento del fegato.
Altri segni clinici comprendono tachicardia (battito cardiaco accelerato), linfoadenopatia (ingrossamento dei linfonodi) e comparsa di rash petecchiale (eruzione cutanea causata da fenomeni emorragici) sulla pelle e sulle mucose interne (come bocca e gola). Le petecchie possono dare origine a eruzioni più grandi (ecchimosi) e ad altri fenomeni emorragici.
Quali sono le possibili conseguenze della Febbre emorragica di Crimea-Congo?
Nei casi gravi, dopo il quinto giorno, può manifestarsi insufficienza epatica, renale e polmonare.
Il tasso di mortalità è circa del 30% e il decesso avviene solitamente tra il quinto e il quattordicesimo giorno di malattia. I pazienti che guariscono iniziano a migliorare attorno alla nona o decima giornata dall’inizio dei sintomi e necessitano di una lunga convalescenza.
La diagnosi precoce è fondamentale per la sopravvivenza del paziente. I test disponibili per la conferma dell’infezione presentano un elevato rischio biologico e possono essere condotti solo in laboratori altamente specializzati.
Come si cura la Febbre emorragica di Crimea-Congo?
Non esiste una terapia specifica. Le cure prevedono l’impiego di antivirali (ribarivina) e mirano a ridurre i sintomi. Nei casi più gravi sono finalizzate a supportare le funzioni vitali della persona malata.
I trattamenti prevedono il ricovero in ospedale, l’isolamento del paziente e uno stretto controllo dell’infezione per evitare la sua diffusione.