Più zecche per colpa del clima

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Le alte temperature estive hanno causato un’abbondanza di zecche e aumentato il rischio di punture infettanti.

Per questo motivo uno studio recente, pubblicato sul Giornale internazionale di ricerca e salute pubblica (International Journal of Environmental Research and Public Health), ha definito la borreliosi di Lyme e la Tbecome malattie “sensibili al clima”, ipotizzando la loro distribuzione in aree geografiche sempre più ampie per effetto del riscaldamento globale.

 

La spiegazione

 

L’innalzamento delle temperature favorisce inverni miti e stagioni primaverili e autunnali prolungate.

Tali condizioni consentono a un numero sempre maggiore di zecche di sopravvivere ai mesi inverali e di estendere il periodo di ricerca dell’ospite sul quale nutrirsi.

Questo aumenta la probabilità di incorrere in morsi di zecca e nella trasmissione di agenti infettivi come la Borrelia, responsabile della malattia di Lyme, e il virus della Tbe.

 

Caldo e umidità

 

Le zecche trascorrono la maggior parte della vita (circa 98%) nell'ambiente esterno e la loro attività è influenzata dalla temperatura, oltre che dall’umidità.

La comune zecca dei boschi (Ixodes ricinus) inizia la ricerca dell’ospite quando il termometro non scende sotto i 5° C e l'umidità relativa supera il 45%.

Le anomalie registrate in Italia durante l’inverno 2021-2022 soprattutto sulle Alpi, con picchi di oltre 4° C rispetto alle medie, segnalano pertanto che il morso di zecca non è più un evento stagionale, ma un evento che può verificarsi tutto l’anno.

 

Gli altri fattori di rischio

 

Con i cambiamenti climatici e la migrazione della fauna sono aumentati i luoghi favorevoli alle zecche.

Oltre agli ambienti naturali è piuttosto facile trovarle anche nei centri abitati (giardini e parchi), trasportate da animali selvatici -in particolare da uccelli, come i merli- la cui presenza in città è sempre più frequente.

Diversi studi sottolineano che le zecche proliferano negli ambienti urbani per l’ampia disponibilità di ospiti sui quali nutrirsi (animali domestici, animali selvatici, persone) e per la capacità di adattarsi alle condizioni climatiche locali.

 

Cosa aspettarci in futuro

 

A fine luglio la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) ha lanciato un “allarme”: in futuro avremo una maggiore diffusione di zecche, saranno più numerose le occasioni di contatto fra zecche e popolazioni umane, di conseguenza aumenteranno i rischi per la salute.

La previsione è verosimile, dal momento che l’alzarsi delle temperature provocherà:

- tassi più elevati di proliferazione dei parassiti,

- ne prolungherà il periodo di attività,

- li porterà a colonizzare anche aree geografiche dove non erano presenti, come l’alta montagna (1.700 mt) e i centri abitati,

avvicinando sempre più le zecche all’uomo.

 

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