Di cosa si tratta?
Una ricerca realizzata da alcune prestigiose università americane (tra le quali ci sono la Scuola di Medicina e Sanità Pubblica dell'Università di Yale, la Divisione malattie infettive della Johns Hopkins University e il New York Medical College) ha indentificato più di30 trattamenti alternativi, pubblicizzati in internet come soluzioni in grado di contrastare o alleviare i sintomi della malattia di Lyme.
I ricercatori le hanno suddivise in 6 grandi categorie:
- trattamenti a base di ossigeno e ossigenoterapia reattiva;
- terapie a base di energia e radiazioni;
- terapia nutrizionale;
- terapia con metalli pesanti (come il bismuto);
- terapie biologiche e farmacologiche senza effetti terapeutici riconosciuti;
- trapianto di cellule staminali.
Sulla base della letteratura medica gli stessi ricercatori hanno concluso che “l'efficacia di questi trattamenti non convenzionali per la malattia di Lyme non è supportata daprove scientifiche e in molti casi i trattamenti sono potenzialmente dannosi”.
Due casi su cui riflettere
Una cura a base di bismuto (pseudo-farmaco noto anche come cromachina) utilizzata per trattare la malattia di Lyme ha provocato gravissimi effetti collaterali in due pazienti americani. Per uno dei due, le conseguenze sono state tali da provocare la morte. Il medico responsabile del trattamento è stato accusato di “grave negligenza” per essersi basato su uno studio che “mancava di credibilità scientifica” e dichiarato colpevole di omicidio colposo involontario.
L’utilizzo di rimedi omeopatici a base di sostanze di origine vegetale ha portato una donna con malattia di Lyme residente in Germania a sviluppare un’epatite che ha richiesto l’interruzione della terapia “naturale” e 6 settimane di trattamento per normalizzare i valori del fegato. Nel presentare il caso clinico gli studiosi hanno rimarcato che l’accesso ai trattamenti alternativi può determinare “esiti avversi imprevedibili”.
I medicinali botanici e naturali
Test di laboratorio realizzati in “provetta” (in vitro) hanno evidenziato che diversi estratti di prodotti botanici e naturali possiedono proprietà anti-Borrelia e sono potenzialmente capaci di ostacolare l’agente responsabile della malattia di Lyme.
Per il loro utilizzo resta tuttavia necessario attendere l’esito di futuri studi clinici (in vivo) diretti a valutarne l’atossicità, l’efficacia e la sicurezza nell’uomo.
Le cellule staminali
La letteratura scientifica oggi disponibile non consente di dimostrare che la terapia con cellule staminali è efficace contro la malattia di Lyme e sicura nel tempo.
Tra i limitati studi pubblicati al riguardo va segnalato il ricorso al trapianto di cellule staminali umane in pazienti affetti da altre patologie potenzialmente gravi, che hanno contratto l’infezione. Il tasso di guarigione è stato “di circa il 50%, anche se circa la metà dei pazienti è morta entro 20 mesi dal trapianto”.
Le raccomandazioni
Il Ministero della Salute e le linee guida internazionali indicano chiaramente che solo un adeguato trattamento antibiotico può curare la malattia di Lyme ed evitare complicazioni.
Per approfondire clicca qui