“Il sudore umano contiene una proteina con proprietà antimicrobiche, in grado di proteggere dalla malattia di Lyme”. È “una secretoglobina chiamata SCGB1D2, capace di inibire la crescita dei batteri che causano l‘infezione”.
È tempo di auguri e per tradizione è anche il periodo ideale per scampagnate, gite fuori porta, escursioni a contatto con la natura.
In questi giorni di inizio primavera si intensificano le segnalazioni sulla presenza di zecche in montagna e nelle aree verdi di città. Accade in provincia di Bolzano (Trentino - Alto Adige), di Massa (Toscana), di Cagliari (Sardegna), ma la conferma arriva anche da numerosi post condivisi sulle pagine social dedicate alle escursioni.
Per i ricercatori della Jhon Hopkins University di Baltimora (USA) i sintomi persistenti della malattia di Lyme post trattamento (PTLDS) potrebbero essere causati da una disfunzione del sistema nervoso autonomo, nota come disautonomia.
L’Eritema migrante, manifestazione tipica della malattia di Lyme iniziale, ha una durata maggiore quando la malattia coinvolge il sistema nervoso (neuroborreliosi di Lyme). Lo conferma un’indagine del Centro medico universitario di Lubiana (Slovenia), pubblicata a febbraio sulla rivista scientifica Pathogens.
Più della metà dei pazienti con cardite di Lyme riceve un pacemaker per una “condizione facilmente curabile con gli antibiotici”. Accade in Svezia e a rivelarlo sono i ricercatori dell’università di Göteborg, secondo i quali gli stessi risultati sono “generalizzabili ad altri paesi europei”.
Gestire la malattia di Lyme, o il sospetto di malattia, con un percorso diagnostico-terapeutico alternativo al sistema sanitario pone a carico dei pazienti notevoli costi economici e sociali. È quanto evidenzia per la prima volta uno studio francese, realizzato dal Centro ospedaliero universitario di Clermont-Ferrand, il quale sottolinea come l’esecuzione di “esami non raccomandati” (dalle linee guida internazionali) e il ricorso a trattamenti non convenzionali siano fonte di spese elevate e possano tradursi in “cattiva gestione” della malattia.
Dopo Lecco l’allerta per l’encefalite da zecche (Tbe) si estende a tutto il territorio lombardo. A raccomandare attenzione per possibili casi di malattia nell’intera Regione è uno studio realizzato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia ed Emilia Romagna (IZSLER), pubblicato sul numero di febbraio di Emerging Infectious Disease.
Il vaccino sviluppato da Pfizer e Valneva contro la malattia di Lyme, noto come “VLA 15”, ha ripreso la sperimentazione clinica sull’uomo (sperimentazione di Fase 3) con partecipanti di età compresa tra 9 e 90 anni. La previsione è di concludere i test entro il 2025 e, supponendo risultati positivi, di immettere il vaccino sul mercato nel 2026.
Una malattia complessa, in costante aumento, ma ancora poco sconosciuta e capace di porre impegnative sfide diagnostiche. È il ritratto della malattia di Lyme scaturito dai due webinar promossi dall’Associazione Lyme Italia e coinfezioni il 26 gennaio e il 2 febbraio scorsi. Entrambi gli eventi sono stati realizzati in collaborazione con il GISML-Gruppo italiano per lo studio della malattia di Lyme, gli Istituti Fisioterapici Ospitalieri, l’Istituto Dermatologico San Gallicano e si sono avvalsi della direzione scientifica della dott. Fulvia Pimpinelli e del prof. Maurizio Ruscio.